Dalla Magna Grecia alla Grande Mela


22 aprile, Giornata mondiale della terra, è il caso di immergersi nella mostra virtuale, clicca nel link qui di sotto/April 22, World Earth Day, it’s time to immerse yourself in the virtual exhibition, by clicking on the link below

Long Island NY, USA & Calabria, Italy
Recycled and Found
International Mixed Media Virtual Arts Exchange and Exhibition

Scambio e Mostra d’Arte Internazionale Mista e Virtuale

https://artspaces.kunstmatrix.com/en/exhibition/12837613/recycled-and-found-international-mixed-media-virtual-arts-exchange-and

Digita sull’indirizzo qui di seguito per avere ulteriori informazioni e per visitare la mostra/
Type on the address below for further information and to visit the exhibition: https://www.babylonarts.org/recycled-found-exhibition
 

Tour virtuale della mostra/Virtual tour of the exhibition:

https://artspaces.kunstmatrix.com/en/exhibition/12837613/recycled-and-found-international-mixed-media-virtual-arts-exchange-and

Dalla Magna Grecia alla Grande Mela

Il titolo ideato dall’artista Stefano Ricci, ha a che fare con una mostra virtuale organizzata da BACCA (Babylon Citzens Council on the Art) e Sognare Insieme Viaggi. Il sottotitolo è: Dialogo Culturale e Artistico, Calabria, Italia & Long Island, New York, USA, Recycled & Found. La galleria è sempre aperta ed è visitabile sulla piattaforma di BACCA, https://www.babylonarts.org/recycled-found-exhibition. Qui si potranno visionare molte opere, create da un gruppo di artisti italiani e americani, che si sono incontrati virtualmente sulla piattaforma di un ponte immaginario a seguito di una serie di incontri e discussioni, effettuate per via telematica, col fine di trovare una proposta artistica convincente, avvincente e capace di far dialogare la vecchia Europa col nuovo mondo, l’America (il cui nome dipende dell’esploratore italiano Amerigo Vespucci, il quale, per primo capì che le nuove terre non erano un’appendice delle ‘Indie’, ossia dell’Asia, ma un continente a sé). I punti d’innesto su cui appoggia questa iniziativa artistico e culturale, comprendono da una parte la Calabria, terra da cui deriva il nome Italia (“La regione, che ora chiamasi Italia, anticamente tennero gli Enotri; un certo tempo il loro re era Italo, e allora mutarono il loro nome in Itali”, Antioco di Siracusa, in Dionigi d’Alicarnasso) e che gli antichi romani chiameranno Magna Grecia e, dall’altra, gli U.S.A. ma in particolare New York City, la “Grande Mela”, cuore indiscusso della cultura contemporanea. Nella mostra che si è aperta il 13 marzo 2024 e che chiuderà i battenti il 31 dicembre 2024, sono stati coinvolti alcuni artisti italiani (Stefano Ricci, Antonio Froio, Delio Piccioni, Alfredo Granata, Antonio de Pietro e in qualità di curatore, Luigi Impieri) e americani (Bri Sander, Gregory Rapp, Tom Brydelsky, Sarah Vitale, Scott Schneider, Toxic/Nature Studios). Il proposito di chi vi partecipa è quello di mettere in relazione le opere, per aprire una discussione artistica, in cui coniugare il concetto del bello, con quello del del buono e del giusto, così come lo avevano coniato gli antichi greci nella definizione di “kalòs kai agathòs”. Gli artisti coinvolti in questo progetto, ideato da Liz Mirarchi, Angela Donato e Lucia Chierici, vorrebbero mettere al centro degli interessi della mostra, il valore etico oltre che estetico dell’arte, ponendo soprattutto l’accento su certe contraddizioni dei nostri tempi moderni, che tradiscono quell’antica ma straordinaria affermazione. Come tanti cittadini comuni, i partecipanti all’esposizione virtuale sono particolarmente interessati ad avere quale nucleo del dialogo artistico/culturale il tema dell’inquinamento ambientale, le cui conseguenze se le confrontiamo alla luce del significato implicito della definizione di kalokagathia preoccupano. Si conoscono ad esempio i danni irreparabili arrecati da un’industrializzazione iper produttiva e del suo impatto sull’ambiente, con tanto di danneggiamento del nostro patrimonio culturale. Dunque scopo di questa mostra è creare un percorso che conduca l’osservatore sicuramente a godere delle opere esposte anche in senso squisitamente estetico, visto che queste procurano emozioni che fanno bene alla testa e al cuore. Allo stesso tempo dobbiamo però affermare che esse sono state create per essere anche buone e giuste, ovvero generate attraverso un’approccio etico, che induce gli artisti a prendere coscienza del fatto che si possono risparmiare le risorse naturali, riducendo le emissioni inquinanti nell’aria, nell’acqua e nel territorio, generando minori quantità di rifiuti, al fine di salvaguardare il pianeta. Un problema questo del quale il mondo dell’arte se ne deve fare carico. Come affermerà Duchamp, bisogna liberarsi di un’arte fatta solo per la vista: “l’arte non dev’essere esclusivamente visiva o retinica. Deve interessare anche la materia grigia, il nostro appetito di comprensione”. Chi partecipa a vario titolo a questa mostra, si sente animato, come qualunque cittadino sensibile, a comprendere il mondo che lo circonda, a mettersi in armonia con esso, nel tentativo di poterlo rappresentare, difendendolo dai rischi che corre, non a caso seguendo gli insegnamenti dei “pitagorici”, (ovvero i filosofi seguaci da Pitagora, nativo di Samo ma trasferitosi a Crotone, Magna Grecia, oggi Calabria, dove fonda la sua scuola di filosofia), che molto hanno detto sul concetto di armonia e bellezza. L’auspicio è per il mestiere dell’artista e per chi si ritiene promotore dell’arte, di avere un approccio attento a salvaguardare l’ambiente attraverso la realizzazione di opere che prevedano il riuso di materiali naturali, oggetti dismessi e/o dimenticati: chiodi, corde, carte, tessuti, terrecotte, ferri, legni…o frutto di scarti dell’attuale produzione industriale, abbandonati nell’ambiente: reti, plastiche, catrame, tessuti sintetici, elastici, metalli…Come scrive Mattia Mezzetti, in “Rigeneriamo il territorio”, il consumismo esasperato che contraddistingue lo stile di vita occidentale, e sempre più anche quello dei Paesi in via di sviluppo, è nocivo e diseducativo. Creiamo una quantità di rifiuti eccessiva, che invade i nostri spazi vitali. Siamo ormai abituati a pensare che ogni cosa, dopo aver svolto il suo compito, vada gettata senza pensare alle conseguenze del gesto. È però possibile dare nuova vita a quel che viene buttato, rigenerandolo sotto forma di arte. La creatività, esattamente come i rifiuti, è parte della nostra vita quotidiana. Contrapporsi alla (sotto) cultura dell’usa e getta, che ci porta a generare montagne di scarti, esprime civiltà e sensibilità. Servendosi di talento e inventiva, è possibile donare bellezza allo scarto e restituire alla comunità un’opera d’arte. Il riciclaggio artistico crea valore laddove non sembra essercene alcuno e consegna un messaggio importante: lo scarto è una risorsa.

Luigi Impieri

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Luigi Impieri

Luigi Impieri

Artista poliedrico i cui interessi spaziano dalla pittura, alla ceramica, al designer, all’installazione, alla scenografia, alla cura di eventi d'arte e culturali, al trencadís. continua

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